giovedì 4 marzo 2010

La storia del cinema: dagli esordi agli anni '20


La nascita del cinema come arte
Spetta ai fratelli Louis e Auguste Lumìere di Lione l’invenzione del cinema grazie alla prima proiezione pubblica a pagamento del Cinématographe Lumiere (il 28 dicembre 1895 a Parigi). Era però da un pò di anni che diversi fotografi e inventori si stavano cimentando nell'impresa di mettere in movimento le foto. Vanno citati a tal proposito gli statunitensi Thomas Edison e William Dickson che nel 1981 avevano messo appunto il Kinetoscopio, capace di far vedere ad una singola persona brevi animazioni filmate.

Si comprese subito che il proiettore dei fratelli Lumìere poteva aprire le porte ad una nuova era e ad una nuova arte. Il cinema dunque inizia a diffondersi dapprima in Francia e Stati Uniti e poi in Italia e nel resto del mondo, diventando un mezzo di comunicazione oltre che puro divertimento.

 (Locandina del film Fantomàs, 1913)

Le prime proiezioni vennero presentate al pubblico come fenomeni da baraccone nelle fiere, suscitando sempre ammirazione e incredulità per l'impressionante visione della vita in movimento, però dopo poco stancava e annoiava. Si dovette perfezionare la tecnica e la produzione per creare un prodotto capace di soddisfare il pubblico. Uno dei primi imprendoti a crederci nella nascente arte fu il francese Pathè, che acquistò i macchinari e i diritti di proiezione, creando in Francia un vero monopolio. Grazie ai suoi investimenti in pochi anni sorsero numerose sale cinematografiche e per soddisfare le richieste in Inghilterra, Francia e Italia, inventò il sistema di noleggio della bobbina. In pochissimo tempo il fenomeno dilagò letteralmente in tutto il mondo, spingendo nuovi imprenditori a fondare nuove compagnie di produzione e distribuzione come la "Gaumont" di Pois Feuillade che sarà la naturale discendente della Pathè. Dalla Gaumont vengono prodotti alcuni film fantastici come "Fantomas" (1913) e "Les Vampires" (1915-16), una serie di film con gli stessi attori principali e temi che avranno molto successo, inaugurando la serie al cinema, antenata dei serials televisivi.

(locandina del film Cabiria)

L'Italia fu subito affascinata dal cinema, grazie anche al clima futurista, che favoriva il progresso, il movimento, le nuove sperimentazioni artistiche. Arturo Ambrosio di Torino fonda la compagnia "Ambrosio di Cinematografo", ma nascono poi "Cines" (1905) e "L’Italia" (1907) che ripropongono film francesi in Italiano. A Roma si sviluppa invece una scuola comica con attori francesi. La produzione iniziale si attesta sui 60 film.

Alla vigilia della prima guerra mondiale in Italia nasce la scuola di Cinema Storico che si origina dalle opere di teatro. Si va dall’Antica Roma, alla Gerusalemme liberata, alla caduta di Troia. La più importante tra queste produzioni patriottiche è "Cabiria", con un'ottima scenografia e un'eccellente qualità nelle riprese, alcune persino dalla Mongolfiera. La storia di questo film è ambientata durante la Seconda Guerra Punica. Narra la vicenda della romana Cabiria, prossima ad essere sacrificata dai Cartaginesi al dio Moloch. In seguito subentrerà l’eroe Maciste che la salverà. Ad interpretare la figura di Maciste sarà lo scaricatore di porto genovese Bartolomeo Pagani, che interpreterà numerosi episodi e sarà assoluto protagonista fino al 1926. Gli alti costi scenografici e di regia però obbligavano ad una rapida esportazione per coprire subito le ingenti spese, ma la Guerra paralizzò la distribuzione, creando una paralisi nel settore. Per contrastare gli alti costi, iniziarono ad essere prodotti pellicole che sfruttavano scenari naturali. "Sperduti nel Buio" (1914) di Nino Martoglio e "Assunta Spina" (1915) di Gustavo Serena ne sono l’esempio. Il primo è un romanzo d’appendice ambientato per le vie di Napoli, mentre l’altro parla dei soprusi che subisce la povera gente a danno dei più benestanti.  Il cinema italiano degli anni ’10, ha inventato la figura della "diva" femminile oltre che del superuomo. Il "divismo" femminile deriva dalla letteratura francese, ma a causa degli alti compensi avrà vita breve.

Il contributo del cinema britannico è stato considerevole, secondo solo a quello di Hollywood. Dal 1913, i film prodotti da W.G. Barker hanno il merito di rompere con le convenzioni rievocando aspetti duri della strada. E’ con "East Lynne" che viene elaborata la prima sostanziosa opera cinematografica per la durata di quasi 2 ore di sapiente narrazione. L’Inghilterra è stato il primo Paese a dotarsi di sale cinematografiche, che subirono un calo nella crescita durante la Prima Guerra Mondiale. Dopo la fine del conflitto si preferirà importare film stranieri (americani) a discapito della produzione autoctona.

Dopo l’esordio nelle fiere di paese, in pochi anni fioriscono numerosi cinematografi a Mosca e S. Pietroburgo. Nei primi anni ’10 le sale salgono a 1200 e il cinema diventa un affare di proporzioni non indifferente. La produzione nazionale è pressoché inesistente fino al 1907, anno in cui il fotografo ufficiale degli Zar, inizia a riprendere le cerimonie ufficiali e fonda uno studio. Drakov fa indispettire Pathè, che temendo di perdere il primato manda registi per filmare reportage analoghi. Ciò non frena la nascita del cinema russo, con il film "Stenka Razine" (1908), prodotta da Drankov e girato da Romanhkov. Viene fuori un primo Kolossal, con centinaia di comparse, pellicola dipinta a mano con il sonoro che accompagna mediante un rudimentale marchingegno.

Nasce la casa di produzione "Khanjonkoiv" da produttori di origine tedesca. La cinematografia è basata su riproposizioni letterarie (da Tolstoj a Cechov). Visto il grande interesse suscitato, il cinema russo si attrezza con bravi operatori e tecnici che fanno salire la produzione a 270 film nel 1914. Lo Zar Nicola II osteggia non poco lo sviluppo del nascente cinema, in quanto le immagini mettono in mostra la povertà del paese. Durante la guerra vengono prodotti film patriottici e di svago. Nascono due grandi registi: Meyerhold e Majakovskij.

Gli USA
Hollywood, sobborgo di Los Angeles, diventa la sede della Città del Cinema americana.
In precedenza era New York, ma troppo sottoposta ad un clima rigido e mutevole e al monopolio della Edison. Sulla West Coast al contrario clima mite e estraneità al monopolio Edison sanciranno la nascita della gloriosa Hollywood, cui migreranno per primi registi come Griffith e De Mille, primi finanziatori come Rockfeller e Giannini, e attori come Chaplin, che fonderà la United Artists con Griffith, Mary Puckford e Douglas Fairbanks. In poco tempo Hollywood diventa la patria del cinema mondiale, e viene fondato l’Hollywood Theather dove le star lasciano la loro impronta nel cemento fresco, nasce anche la "Motion Pictures Associations Of American" capeggiata da William Hays.
(Luci nella Città - locandina)

A metà degli anni ’20, giungono dall’Europa Striller, Sternberg, Siöström ma si assiste ad un notevole calo di produzione. Alcuni film del periodo sono "Luci nella Città" di Chaplin, "Que Viva Mexico!" (Eisenstein), "Tabù" (F.W. Murnau).
La produzione aumenterà nuovamente solo con l’introduzione del parlato. Si inizia a discutere del bisogno di introdurre nel cinema un codice di decenza, per evitare testi e immagini antimorali e eccessive. Durante il declino in corso del cinema muto degli anni ’20, il genere comico sembra resistere meglio, grazie alle produzioni di C. Chaplin che è all’apice della creatività e del successo. Gira film persino in Europa e in Alaska ("La febbre dell’oro", 1925) ricco di gags e situazioni entusiasmanti e esilaranti. Ma altro celebre artista comico è anche Buster Keaton, con il capolavoro "Il Cameraman" (1928) per la MGM, antologia delle sue gags. Questo artista sarà fortemente danneggiato dall’avvento del sonoro, inquanto faceva proprio del silenzio il suo acme di comicità.

(Locandina del film Aurora)

Erich Von Stroheim, austriaco, diviene assistente di Griffith per "Intolerance" e poi sarà attore-regista di "Femmine Folli" (1921) in cui è interamente ricostruita Montecarlo a Hollywood per la spesa di un milione di dollari. Girerà poi "Rapacità". altro grande capolavoro. Stroheim girava senza mai badare a spese e accettava mal volentieri tagli alla produzione. Maurice Tournee, francese trasferitosi a Hollywood, sarà uno dei migliori registi dopo Griffith. Sfrutterà molto i chiaroscuri del bianco e nero per accentuare i toni drammatici. Altro emigrato in USA è Von Sternberg (1918) che sfrutterà l’attrice Marlene Dietrich per una serie di melodrammi. Paul Leni, chiamato a Hollywood da Cara Lemme, fonda il cinema dell’orrore, sfruttando l’esperienza espressionista, tuttavia è F.W. Murnau il grande regista del cinema "visivo" ed Espressionista, che vince l’Oscar con "Aurora" (1927).

In Germania
All’inizio il cinema tedesco copiava totalmente quello francese, ma quando poi nel 1918 nasce l’UFA assumerà autonomia e importanza. Verranno costruite una serie di sale e studi cinematografici, di cui molti rilevati dalla danese Nordisk. I primi film sono grandi successi: "Madame Dubarry" (1919) e il "Gabinetto del Dr. Calidari" che apre la stagione dell’espressionismo nel cinema.  L’espressionismo artistico, nacque per merito di giovani artisti tedeschi, austriaci e cecoslovacchi. Si poneva contro l’ipocrisia della società e la borghesia. Inoltre erano ostili a tutte le altre correnti artistiche e si posero l'obbiettivo di liberare l’estro artistico dalle regole e convenzioni. 

 (Metropolis, il primo capolavoro di fantascienza della storia del cinema)

Come appena accennato, "Il Gabinetto del Dr. Calidari" è il manifesto dell'espressionismo, di Robert Wiene, che crea un clima di delirio, di angoscia e di claustrofobia. "Der Golem" (1920) di Paul Wegener e Carl Boese rievoca la vicenda del gigante d’argilla creato dal rabbino Loew che poi si ribella al maestro. 
"Metropolis" (1926) di Fritz Lang è invece la città futuristica dove la classe dei privilegiati cerca di schiavizzare la gente comune, comandata dai voleri dittatoriali di un androide dalle sembianze femminili. "Nosferatu il vampiro" (1921) di W. Murnau, sfugge ad ogni genere stilistico, adattando il celeberrimo romanzo "Dracula" di Bram Stoker ad una figura vampiresca, il cui profilo mostruoso e ombroso ha fatto il giro del mondo terrorizzando lo spettatore. 

La Russia
Prima della rivoluzione socialista, in Russia si stava sviluppando una buona produzione cinematografica, che rallentò durante la guerra a causa della scarsità di pellicola. Con Lenin invece nacque un comitato per il cinema cui aderirono i vecchi registi zaristi e i nuovi cineasti socialisti. In seguito sarà fondata la prima "Scuola d’Arte Cinematografica" del mondo. Con l’importazione di pellicola a partire dal 1921 e la benedizione del regime sovietico. Il Cinema diventerà la forma d’arte più importante in Russia. Il nuovo cinema russo sarà molto propenso alle sperimentazioni, con due scuole principali:
-la FEKS (Fabbrica degli Attori Eccentrici)
-la scuola di Zdiga Vertov, che pone cinema e arte come cronaca della vita.
(Locandina della Corazzata Potemkin)

Kozincev e Trauberg si pongono l’obbiettivo di non ispirarsi né alla letteratura né al teatro, ma al cinema americano comico. Il cinema classico produce due ottimi film: "Aelita" (1924) di Protazov, e il satirico "Le straordinarie avventure di Mr. West nel Paese dei Bolscevichi" (1924). La produzione finalmente sale e raggiunge nel 1929 le 100 pellicole prodotte. Uno dei registi emergenti è Ejsestejn che realizza nel 1925 "Sciopero" in cui espone tutti i massacri compiuti dagli zar. "La Corazzata Potemkin" (1926) fu un vero capolavoro, in cui ritenne "di aver asservito l’idea al servizo della forma". Nel film è elevata la gente comune a protagonista, sono usati i primi piani serrati, è data allo spettatore la sensazione di trovarsi in mezzo alla rivolta. Ejsenstejn in seguito svilupperà una duttilità del cinema al servizio della lotta di classe, trasformando le masse in "eroi". Arricchirà le storie narrate con tensione, passione, umorismo, umanità e violenza.
D’altra pasta è invece Pudovkin, il cui stile metaforico poco ha di Ejsenstejn. Nel 1926, gira "La Madre" tratto dal romanzo di Haksim Gorkij. Egli pone l’uomo al centro del mondo inserendolo bene negli ambienti naturali. Ben diverso è Dovzenko, che con "La Terra" (1930) esprime il tema della collettivizzazione delle terre, della morte che porta sempre una nuova vita. Con l’avvento del sonoro e la dittatura staliniana, il nuovo cinema sovietico cesserà di esistere.

In Francia
Il cinema francese degli anni ’20 è alla ricerca di nuove soluzioni stilistiche e sarà definito Impressionista. Dopo la guerra, il monopolio di Pathè è fortemente surclassato dalle produzioni americane. Abel Gance fa successo con il suo "Napoleone" (1927) che sarà girato in 4 anni tra Francia e Italia con nuovi e innovativi movimenti di macchina. Purtroppo il pubblico, sedotto dal nuovo cinema sonoro lo snobberà così come aveva fatto con "Intolerance" di Griffith. Altro cineasta che emerge è Marcel l’Herbier con "El Dorado" (1922) e "L’Argent" (1929) di Zola, in cui è esaltata la potenza del denaro con eccellenti soluzioni tecniche. Nel 1924 aveva sorpreso con "Futurismo" (1924), una storia fantastica con acrobazie tecniche e scenografie cubiste di Fernand Legèr e Robert Mallet-Stevens. Infine Jean Epstein, intellettuale, saggista, debutta nel 1923 e culmina nel 1928 con la "Chute De La Maison Usher", un classico dell’orrore che richiama l’espressionismo tedesco.

Bunuel è stato un grande regista, nato in questo periodo artisticamente a Parigi, dove si era trasferito dalla Spagna per studiare. Irrompe nella scena con "Le Chien Andalou" (1929) e "L’Agê d’or" (1930). Surrealista, egli frantuma la grammatica classica del cinema, liberando gli istinti attraverso il sogno in simbiosi con il pensiero psicanalitico freudiano.

Arriva il cinema sonoro
Dopo l’invenzione del cinema, in molti cercarono di rendere l’effetto audio alle immagini, brevettando vari apparecchi, di cui nessuno tuttavia riuscì a rendere la perfetta sincronizzazione. A cambiare il cinema fu l’inserimento diretto in pellicola della banda sonora a lettura ottica, con il sistema "Vitaphone". Il primo film sonoro con questa tecnica fu "The Jazz Singer" (1927), prodotto negli USA, che di fatto cambiò tutto nel modo di fare cinema e fin da subito fu imitato in Europa. Tuttavia i problemi tecnici all’inizio furono elevati, la MDP doveva fare movimenti molto lenti che condizionavano le riprese, per evitare che fossero registrati orrendi rumori di fondo. Non appena la tecnica fu perfezionata il cinema mutò definitivamente volto. Molti registi e attori non riuscirono mai ad adattarsi all’uso del sonoro e si spensero nell’oblìo.

(The Jazz singer, il primo film sonoro della storia del cinema)

5 commenti:

  1. Splendido post, davvero. Merita un richiamo su Net1 News senza pensarci neanche un momento!
    Complimenti Arthur!

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  2. http://www.net1news.org/cinema-dagli-albori-agli-anni-20.html

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  3. Grazie Rossella, cercherò di amplirare questi contenuti sperando che possano essere ben graditi!

    Un saluto caloroso

    Arthur

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  4. Devo dire che, aldilà di Net1, la scoperta di questo blog è stata molto positiva, dato che non ci sarei capitata per caso non essendo un'appassionata di fantascienza.. Complimenti! E i contenuti nuovi non possono che essere benvenuti!

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  5. Sono d'accordo. Un blog veramente bello che ho scoperto tramite un richiamo prodotto da Net1News. Bel lavoro!

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