giovedì 29 settembre 2011

L'Alba Del pianeta Delle Scimmie (2011)




Titolo originale: Rise of the Planet of the Apes
Lingua originale: inglese
Paese: Stati Uniti
Anno: 2011
Durata: 105 minuti
Colore: colore Audiosonoro
Rapporto: 2,35:1
Genere: fantascienza,
Regia: Rupert Wyatt
Soggetto: Pierre Boulle
Sceneggiatura: Amanda Silver, Rick Jaffa, Jamie Moss
Produttore: Amanda Silver, Rick Jaffa, Peter Chernin, Dylan Clark
Produttore esecutivo:Thomas M. Hammel
Casa di produzione: Chernin Entertainment
Distribuzione (Italia): 20th Century Fox
Fotografia: Andrew Lesnie
Montaggio: Conrad Buff IV, Mark Goldblatt
Effetti speciali: Weta Digital Musiche: Patrick Doyle Scenografia: Claude Paré Costumi: Renée April
Trucco: Emanuela Daus, Naomi Hirano, Emma Julia Jacobs SfondiHelen Jarvis
Interpreti e personaggi: James Franco (Will Rodman), Freida Pinto:(Caroline Aranha), Andy Serkis (Caesare),
John Lithgow (Charles Rodman), Brian Cox (John Landon), Tom Felton (Dodge Landon), David Oyelowo (Steven Jacobs), Tyler Labine (Robert Franklin), David Hewlett (Hunsiker), Jamie Harris (Rodney)


L'Alba Del Pianeta Delle Scimmie, ispirato al romanzo "Il pianeta delle scimmie" di Pierre Boulle, è un film di fantascienza girato da Rupert Wyatt che segna il remake dell'omonima serie cinematografica in cinque episodi realizzata dal 1968 al 1973.


(Lo scimpanzé Cesare durante la scoperta del siero T-113)


Protagonista della storia è lo scienziato genetista Will Rodman per l'enterprise Gen-Sys, che sta sperimentando una cura per il morbo di Alzheimer. A tale scopo vengono utilizzati gli scimpanzé per i test animali del vaccino ALZ-112. Dopo alcune prove, una di queste cavie, chiamata Occhiluminosi, mostra un prodigioso miglioramento e una accelerazione della sua intelligenza. Tuttavia, il vaccino viene considerato pericoloso per un incidente occorso durante la presentazione scientifica del siero e pertanto bocciato.

Il responsabile della Gen-Sys Steven Jacobs, ordina l'abbattimento delle dodici cavie ma Occhiluminosi prima di essere soppressa aveva partorito un cucciolo che viene segretamente custodito dallo stesso Will presso la sua abitazione. Lo scienziato continuerà a sviluppare il siero sperimentandolo sul padre affetto dall'Alzheimer, ottenendo un miracoloso miglioramento. Il cucciolo di scimpanzé, chiamato Cesare, mostra incredibili segni di intelligenza e impara velocemente anche il linguaggio dei segni. Tuttavia nei primi anni di vita, a causa di un tentativo di difesa del padre ammalato di Will, viene segregato in un centro di custodia per scimmie. Qui in breve tempo mostrerà le sue incredibili capacità intellettive diventando il leader del branco e darà inizio alla rivolta.
Will sperimenta una nuova molecola chiamata T-113, che in seguito ad ulteriori test sulle scimmie dimostrerà di avere una efficacia ancora più forte sullo sviluppo dell'intelligenza animale degli scimpanzé. Uno dei suoi collaboratori che aveva inalato i vapori del siero durante la somministrazione alla cavia Koba, mostrerà in breve tempo lo sviluppo di una malattia mortale, ma ormai il responsabile della Gen, Jacobs, accecato dai facili guadagni avvierà la produzione commerciale, ignorando la pericolosità sugli umani.



Una scena finale in cui le scimmie si ribellano alla polizia che cerca di abbatterle.


Cesare riesce a liberare i suoi simili facendo respirare il T-113 trafugato di nascosto a casa di Will. Dal centro animale dove si organizzano e fuggono, avrà inizio la rivolta delle scimmie, che si recheranno nella sede della Gen per liberare altre centinaia di cavie.
San Francisco sarà invasa dalle scimmie e a nulla servirà il tentativo di Jacobs e della Polizia per fermare la loro fuga. Dopo rocambolesche scene di azione ricche di adrenalina, gli animali si rifugeranno nel parco delle sequoie al di fuori della città, aprendo nuovi entusiasmanti scenari per un seguito cinematografico all'opera.

Intervista al regista Rupert Wyatt:
Prima di Cesare, hai già interpretato una scimmia in King Kong, ma Kong era una bestia molto diversa. Come si fa a entrare dentro la mente di uno scimpanzé?
E’ sufficiente l’approccio recitativo, si tratta semplicemente di un personaggio. Cesare e King Kong non potrebbero essere più lontani in questo senso. Kong era una specie di vecchio vagabondo psicotico che, ogni giorno, lottava per sopravvivere e non aveva mai avuto alcun tipo di rapporto con qualsiasi altro essere vivente fino all’incontro con Ann Darrow. A quel punto la sua vita si trasforma e ricomincia a percepire le cose. Con Cesare, la sfida è interpretare non solo uno scimpanzé, ma uno scimpanzé che è stato anche sottoposto a questo farmaco che ha alterato la sua intelligenza, rendendolo iper-intelligente. Nelle prime fasi – perché io lo interpreto in ogni fase, da neonato a leader rivoluzionario – si è trattato di rendere umano questo scimpanzé. 
E’come un bambino dotato. Lui ha un’età mentale di 15 anni in un corpo di infante di 4 anni.

Hai basato il personaggio sulla ricerca fatta su scimmie reali?
Mi sono basato su un vero scimpanzé chiamato Oliver che, negli anni ’70, era conosciuto come un “humanzee.” Egli è stato oggetto di molti esperimenti, perché lo si credeva essere la progenie di un essere umano e uno scimpanzé. E’ una scimmia straordinaria perché bipede. Era totalmente legato agli esseri umani ai quali si unì, tanto che non è mai stato in compagnia di altre scimmie.
Così ho interpretato questo mostro di Frankenstein che pensa di vivere felicemente con il personaggio di James Franco, Will, e suo padre, interpretato da John Lithgow, in questa strano nucleo familiare fino a quando non raggiunge l’età della consapevolezza. Si verifica un evento per il quale non possono tenerlo più a casa e viene inserito in un’area protetta.
E’ quasi come se fosse improvvisamente circondato da tutte queste strane creature che gli somigliano, ma si comportano in modo completamente diverso. Non c’è nessun legame culturale tra di loro perché è stato allevato
come un essere umano.
E’ stato un personaggio molto, molto interessante. E questo è ciò che la performance capture fa al meglio, cioè darti una pelle che pensi di conoscere, ma in realtà non stavo solo facendo i movimenti della scimmia, nei movimenti stavo anche interpretando questo confuso, conflittuale carattere all’interno di quel corpo. E’ la tensione, in realtà, tra la manifestazione sullo schermo e la tensione dentro di sé che spero lo renderà un personaggio interessante e ricco di sfumature.

La performance capture viene compresa meglio dagli attori in questi ultimi anni? Non è forse vero che nel “Signore degli anelli” alcuni attori erano piuttosto confusi da quello che succedeva sul set?
Assolutamente sì, e penso che stia diventando sempre più chiaro. C’è davvero un prima e un dopo “Avatar”, perché davvero quel film ha portato persone come James Cameron e Jon Landau a dire: “Guardate, queste sono le performance degli attori. Sono al servizio della storia narrata come farebbe un vero attore”. Non si tratta quindi di personaggi creati con l’animazione – non potresti raggiungere un tale livello di emozioni in questo campo con una sequenza chiave di animazione.
La recitazione è quello che succede tra due attori, non quello che una persona emana. Non puoi fingere questo. Credo che ci sia ancora un po’ una mancanza di comprensione da parte della comunità di attori. Ma io non vedo alcuna differenza e non l’ho mai vista. Posso interpretare Ian Dury o Cesare e non credo ci sia qualcosa di particolare o diverso su quest’ultimo – è un personaggio come un altro.James Franco, gli va dato merito, ci ha messo circa mezz’ora per entrare nel personaggio, ma una volta che guardi negli occhi un attore che è entrato nel personaggio, il resto è irrilevante. E lui ci è entrato del tutto, ha creduto all'intero scenario e ci ha semplicemente lavorato. Mi è piaciuto lavorare con lui, è stato fantastico.James Franco Sembra avere una prospettiva sul mondo davvero unica.E’ così infatti. Penso che sia un vero outsider, James. E’ molto intelligente. Ora è a Yale per un master in inglese o qualcosa del genere. Lui è un uomo davvero brillante oltre che profondo. E poi è versatile: è insieme un artista, un poeta e un attore. Penso che sia addirittura sottovalutato, considerato quanto è dotato, interessante ed eclettico.

La motion capture è avanzata molto dai tempi di Gollum?
Assolutamente sì. Ho anche stabilito un forte rapporto di lavoro con Weta Digital: lavoro con loro ormai da dieci anni. Joe Letteri, che è il supervisore degli effetti visivi della Weta, si spinge semplicemente ogni volta oltre il limite precedentemente stabilito. E così sono tutto il team guidato da Dejan Momcilovic, il migliore supervisore al mondo per questa specifica tecnica.Loro hanno sempre capito che, al centro di essa, la questione sta tutta nel personaggio e la sua storia, e la tecnologia serve a questo. Io credo che nessuno studio di effetti visivi al mondo faccia quanto la
Weta.
Anche lavorare con il regista Rupert Wyatt è stato incredibile. Un paio di cose molto importanti accadute in questo film non si erano mai verificate prima. La prima sono le riprese live action sul set, che significa che tutta la performance capture è stato fatta in un colpo solo. Non è stato cioè come con Il Signore degli Anelli e King Kong, dove vieni ripreso sul set e poi devi ricreare il tutto col motion capture. Tutto questo avviene nello stesso momento, e così tutti gli stimoli e le “comunicazioni” tra James Franco, Rupert e me stesso sul set è stato molto immediato. E dato che tutto ciò accade realmente, ha quel livello di verità che si deve cercare di realizzare con la tecnica
motion capture.

Questo film si inserisce nell’incredibile storia del franchising IL PIANETA DELLE SCIMMIE, ma non credi che il fatto che sia ambientato ai nostri giorni farà percepire diversamente quello che è stato prima?
La stragrande maggioranza del pubblico più giovane non ha mai sentito parlare de “Il pianeta delle scimmie”. Ecco un pubblico totalmente nuovo. Ho mostrato il trailer ai miei figli, e ne sono rimasti affascinati. E’ una storia che serve da potente ammonimento, nello stesso modo in cui la sensibilità del film del 1968 di Charlton Heston affrontava i temi del pregiudizio, del razzismo, dell’oppressione e così via. Tratta molto dei diritti di una specie sull'altra, della supremazia e di una certa arroganza. L’arroganza dell’umanità che ritiene che il pianeta sia lì solo per essere saccheggiato. Speriamo di capire, quindi, che il nostro pianeta esisterà per sempre, al contrario di noi. Affronta questo genere di interrogativi ed è una parabola, in realtà, anche se si colloca al giorno d’oggi. Penso che sarà davvero
compresa dal pubblico più giovane.
Per gli spettatori più avanti con gli anni che sono fan dei film precedenti, penso che funzioni allo stesso modo, perché mantiene la sensibilità del vecchio film di fantascienza. Una volta ho detto che non mi sentivo all’interno di un film dagli effetti speciali. Invece ne è pieno, ovviamente, ma quello che intendevo era che questo film è più affine a “Incontri ravvicinati del terzo tipo” e ai precedenti film del “Pianeta delle scimmie” dove il livello di credibilità è molto alto. Non pensi: “Accidenti, mi chiedo come hanno fatto questo?” perché sei veramente affascinato dal potere della storia. Un altro aspetto fondamentale del film è la famiglia, dato che hanno molto spazio le relazioni personali. E più di ogni altra cosa tratta dei diritti degli animali.

Rupert Wyatt ha parlato di questo film come di una sorta di preludio alla guerra – dove si arriverebbe con un prossimo film?
Non si può fare a meno di pensare a dove si potrebbe arrivare. Se ci sarà un prossimo film, ci sarà del territorio incredibilmente fertile, in realtà – l’intera formazione della società, cosa che Cesare conserverebbe dell’umanità, dalla sua esperienza di essere stato allevato da esseri umani. Che siano tutti malvagi, o che lo siano solo alcuni. In ogni specie ci saranno sempre soggetti più aggressivi e immagino che questo rifletta la società umana. Il che è interessante; qualunque specie comandi il pianeta, affronterà gli stessi problemi di ora.



1 commento:

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